Mosaad è un lavoratore che da circa 10 anni lavora ai mercati generali di Torino ( Caat). Il 23 maggio giorno del primo sciopero al Caat capisce subito da che parte stare , da allora diventa uno dei simboli della lota dei lavoratori, per questo è diventato un esempio da abbatere non tanto per la cooperativa in cui lavora, ma per tutto il “sistema Caat”, infatti il rinnovo del contrato di Mosaad viene bloccato non solo dalla cooperativa Europa in cui lavorava, ma sopratutto dalla pressione generale dei padroni del “sistema Caat”. Di fronte a questo attacco viene immediatamente aperto lo stato di agitazione che trova tra i compagni di lavoro della cooperativa una grande disponibilità, fatto che fa preoccupare tutto il Caat al punto che viene immediatamente convocato un tavolo all’Assessorato al lavoro con rappresentanti dei grossisti, delle cooperative, della direzione Caat e assessore Mangone, per discutere del contratto di Mosaad.
Si erano seduti al tavolo tutti i rappresentanti delle parti operanti ai Mercati Generali di Torino dopo le proteste del 22 Dicembre: Comune, grossisti, cooperative, sindacato (SiCobas). Sul tavolo le mille questioni di una situazione che sembra muoversi da tempo fuori controllo ma la mina vagante si è rivelata un caso di licenziamento più che sospetto nei termini e nella forma dalla Cooperativa Europa, una delle più importanti delle 32 che operano all’interno del “fortino” Caat là nelle gelide steppe intorno a Grugliasco.
Un caso in esame da tempo ma mai risolto: al lavoratore Mosaad Said, rappresentante sindacale, nel giugno 2014 viene notificato dalla coop il non superamento della prova di idoneità per l’assunzione. Peccato che il Said lavorasse presso la stessa coop già da due anni, presumibilmente in nero e afferma di poterlo provare. Il 6 Giugno, una fermata di solidarietà dei colleghi riusciva a ottenere per lui un contratto determinato fino al 31 Dicembre “con prospettiva di regolarizzazione“.
Dopo gli scioperi del 23 maggio e del 16 ottobre, altra nottata di blocchi al CAAT, il Centro Agro Alimentare Torinese. Uno sciopero lanciato dopo che nella scorsa settimana le cooperative e la direzione del mercato avevano risposto negativamente alla riapertura del tavolo di trattativa pretesa dai lavoratori.
I facchini del CAAT, sostenuti dal sindacato SiCobas, sono infatti in lotta da quasi un anno per ottenere diritti e condizioni di lavoro almeno dignitose all’interno del mercato, dove lavoro nero e caporalato, ore non retribuite, straordinari e ferie non corrisposti, minacce ed intimidazioni sono da tempo la normalità. L’incontro preteso dal sindacato avrebbe dovuto coinvolgere cooperative, grossisti, il CAAT e l’assessore al lavoro Mangone.
Segue la lettera mandata dalle RSU del CAAT e dal sindacato SiCobas a tutte le cooperative del mercato per chiedere un incontro dopo il silenzio seguito alle promesse di apertura di un tavolo per trovare un accordo su un contratto unico per tutte le società operanti all’interno del CAAT.
Torino, lì 11-12-2014
Spett.le cooperative e grossisti interni al CAAT
La presente per chiedere incontro per discutere la Vs disponibilità all’applicazione di un accordo quadro unico per tutti i lavoratori interni alla struttura del CAAT. In allegato (ndr: segue nel post) una bozza di discussione gia postata oltre due mesi fa.
Non ricevendo risposta alcuna entro una settimana, saremmo costretti , con molto rammarico, a intenderla come netto rifiuto ad affrontare le problematiche contrattuali, ancora esistenti, dei lavoratori.
Nonostante il clima recessivo generale del paese, il mercato della “Logistica conto terzi in Italia” ha registrato un’esponenziale affermazione del proprio fatturato, il quale dal 2009 ha registrato un trend più che positivo,turbato solo da una breve battuta d’arresto nel 2012. Le stime del fatturato della “Contract Logistic italiana” per il 2015 si aggirano intorno agli 81mld, contro i 71,2mld del 2009.
Un mercato che si è affermato ben oltre la crescita del PIL, e che dal 2009 accoglie sempre più grandi aziende disponibili a terziarizzare le proprie attività logistiche. Si terziarizza per ridurre i costi ed essere più competitivi: in Italia questo vantaggio si è pienamente realizzato nonostante la bassa incidenza della tecnologia impiegata nel processo logistico, quasi del tutto assente nei grandi magazzini dove la movimentazione delle merci si realizza.
Una delle rivendicazioni centrali della lotta che i facchini stanno conducendo al CAAT è certamente la riduzione della giornata lavorativa. Nelle cooperative che gestiscono il traffico merci dentro il mercato è infatti normale lavorare almeno 10 ore al giorno, ma spesso i facchini sono costretti a lavorarne molte di più, senza per altro vedersi pagati tutti gli straordinari prestati.
È chiaro come non sia possibile eseguire un lavoro faticoso, quale quello dei facchini, per molte ore, senza che ciò crei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ma evidentemente grossisti e cooperative sono disposti ad imporre qualunque livello di sfruttamento pur di fare profitti.
Da tempo ci stiamo battendo per giungere a un contratto unicoper tutti
e per una paga minima di 8 €uro !
Non ci siamo arresi! anzi siamo ancora più convinti, perché è l’unica soluzione per giungere a una normalizzazione della vita di tutti i lavoratori, per porre fine a discriminazioni, irregolarità e sfruttamento ai mercati generali.
A poco servono i blitz dei carabinieri ecc.. se non si arriva al rispetto dei diritti contrattuali dei lavoratori con un contratto uguale per tutti che impedisce la concorrenza sleale tra gli operatori.
Nella notte tra il 15 e il 16 novembre è accaduto l’ennesimo vile atto nei confronti di uno dei facchini più attivi nella lotta all’interno del CAAT. Non bastavano le provocazioni e le minacce all’interno del mercato, i tentativi di corrompere i delegati più attivi, non bastavano le sospensioni punitive per aver partecipato allo sciopero di ottobre, ora si passa alle minacce dirette anche fuori dal recinto del centro agro-alimentare.
Verso l’una della notte tra sabato 15 e domenica 16 novembre quattro sconosciuti hanno fatto visita a casa di A. (lo chiameremo così per ragioni di tutela), un lavoratore della cooperativa “Europa”. Dopo aver insistentemente suonato al citofono, l’hanno obbligato a scendere in strada perché volevano “parlargli di persona”.
Il C.A.A.T., Centro Agro Alimentare Torinese, è il terzo centro italiano di vendita all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli e rifornisce tutti i giorni i mercati e i supermercati della città. Dalla scorsa primavera i facchini che lavorano al suo interno stanno lottando contro lo sfruttamento selvaggio e per ottenere condizioni di lavoro almeno dignitose.
Per capire quanto sia strategica la funzione dei mercati generali, bisogna prima soffermarsi sulla particolare conformazione dei mercati rionali all’interno di Torino. Infatti, oltre alla rete di supermercati che in questi anni ha invaso la nostra città come molte altre, il capoluogo torinese conta anche su una peculiare e ramificata rete di mercati rionali: in tutta la città sono ben 43, distribuiti su tutto il territorio, dal centro alle periferie. Questa scelta ha ragioni storiche da ricercarsi nell’esigenza, all’interno della città operaia della Fiat che negli anni ’60 aveva vissuto un’urbanizzazione proletaria impetuosa, di poter disporre di cibo a basso costo che permettesse di mantenere i salari operai il più bassi possibile. I mercati generali situati alle porte di Torino sono il motore necessario ad alimentare costantemente questa capillare rete di mercati. Ma cosa c’è dietro la merce freschissima che i padroni del CAAT si vantano di far arrivare sui banchi? Per scoprirlo dobbiamo entrarvi dentro, là dove i facchini caricano e scaricano la merce che arriva tutti i giorni nei nostri mercati.
Appello dei lavoratori del CAAT ( mercati generali ):
Siamo lavoratori di mercati generali, quelli scaricano centinaia di Tir di frutta e verdura ogni notte, quelli che preparano cassette e confezioni per i banchi dei mercati e supermercati per assicurare a migliaia di cittadini frutta e verdura a tavola ogni giorno.
In quella frutta o verdura c’è il nostro lavoro, il nostro sfruttamento, la nostra sofferenza, a molti di noi sono sempre stati negati i più elementari diritti del lavoro:
Stato di agitazione confermato al Caat di Grugliasco per il rifiuto dei grossisti di interloquire con il sindacato SiCobas dei lavoratori della logistica e per le manovre del grossista Almonte che rifiuta di assumere quattro lavoratori perché sono delegati sindacali.
Il Caat, il Centro Agro Alimentare di Torino, è un luogo dove ormai da tempo i lavoratori vivono in una condizione di continuo sfruttamento, grazie ad una gestione di piccole e grandi cooperative che fanno capo a padroni e padroncini, dove il lavoro nero è una costante quasi normalizzata.
Da mesi i facchini del Caat stanno provando a cambiare questa situazione, ma i numerosi tavoli di trattativa che hanno visto gli uni contro gli altri gli stessi padroni delle cooperative tra chi vorrebbe firmare un contratto unico per tutti i lavoratori e chi invece si oppone, non hanno finora prodotto risultati.
Ad oggi, c’è un 40% delle cooperative, le più grandi dal punto di vista dei profitti e delle persone impiegate, che firmerebbero l’accordo. Il restante 60%, fatto di cooperative più piccole, rimane fermo sulla decisione di non firmare. In questo gioco, che grava solo sulle spalle dei facchini, sono coinvolti anche i grossisti. Infatti le cooperative più piccole sarebbero anche disposte a firmare l’accordo, a patto di essere pagate di più dai grossisti che chiaramente si oppongono. Si è così instaurata una vera e propria guerra tra cooperative grandi e piccole, in cui le prime vorrebbero far fuori le seconde ed accaparrarsi l’intera gestione del CAAT.
L’assemblea dei lavoratori e RSA del CAAT di sabato 18 ottobre, ha valutato positivamente la giornata di sciopero del 16, infatti nonostante il grande dispiegamento delle forze dell’ordine, l’astensione dal lavoro è stata di oltre il 90%, per cui pur tenendo aperto lo stato di agitazione, ha deciso di articolare la lotta per il Contratto Unico su più piani.
Da una parte si studieranno forme di scioperi articolati interni ed esterni dall’altra lanciare una forte campagna mediatica cittadina a sostegno delle forti ragioni della protesta. In tal senso convochiamo:
Nottata di lotta quella passata davanti ai cancelli del Caat (Centro agroalimentare di Torino). In circa 300 lavoratori – in sciopero con studenti, precari e disoccupati solidali – si sono dati appuntamento verso le 23 di ieri sera per iniziare la protesta per ottenere migliori condizioni lavorative rivendicando diritti, dignità e un contratto unico per tutti i facchini impiegati al Caat tramite decine di cooperative diverse. Infatti, padroni e sindacati stanno cercando di mettere in discussione le conquiste ottenute con le lotte degli ultimi anni, barattando una presunta garanzia di assunzione da parte del committente con un netto peggioramento delle condizioni contrattuali e retributive. A pagarne il prezzo più alto i lavoratori della logistica che hanno quindi deciso di continuare la lotta, indicendo per la giornata di oggi uno sciopero generale iniziato a mezzanotte -per quanto riguarda Torino – che si è concretizzato con un picchetto partecipato al Caat di Grugliasco.
Dopo oltre 4 mesi in cui come lavoratori e RSA Sicobas si è cercato di giungere a una normalizzazione contrattuale, con contratti regolari, pagamento di straordinari, delle ferie ecc…siamo dovuti giungere a uno sciopero concomitante con quello nazionale della logistica per poter porre un contratto regolarmente retribuito per tutti i lavoratori. Per lo sciopero è convocato un presidio alle 23 di ieri sera per poter meglio informare i lavoratori.
Alle 23 il presidio è già di oltre 150 persone, che cresce man mano che giungono i lavoratori fino ad almeno 250 persone: 200 tra lavoratori della logistica , almeno 50 tra studenti e cittadini solidali.
È tarda serata, il piazzale del CAAT, il centro agro-alimentare torinese che rifornisce i numerosi mercati della città, è ancora deserto. Nella notte tra giovedì 22 e venerdì 23 maggio i facchini che caricano e scaricano la merce, sostenuti dal sindacato Si Cobas, hanno indetto uno sciopero per protestare contro le condizioni inumane in cui sono costretti a lavorare (400 euro per lavorare 12-15 ore al giorno a fronte di contratti che ne prevedrebbero appena 6). La miccia che ha acceso la rivolta è la sospensione di 5 di loro, rei di aver protestato per le condizioni in cui sono costretti a lavorare. Alle undici al presidio sono presenti una quindicina di lavoratori e una quarantina di solidali, controllati da un paio di volanti dei carabinieri; poi verso l’una, come ogni giorno, arriva il primo pullman che scarica i facchini, il presidio si ingrossa e raggiunge presto le duecento unità. Cominciano ad arrivare i camion provenienti da tutta Italia che dovrebbero scaricare la merce al centro, ma vengono bloccati dai lavoratori che si schierano davanti ai cancelli. Subito si decide di far uscire solo i camion vuoti. Molti camionisti, informati da un volantino sulle ragioni dello sciopero, si dimostrano solidali con la lotta: alcuni spengono il motore, altri fanno inversione e se ne vanno.
“Un problema di uno è un problema di tutti”. Questa è la frase urlata da un facchino a un caporale di una cooperativa, che invano provava a dividere i lavoratori e convincerli uno per uno che a loro non sarebbe successo niente se avessero cessato i blocchi. “An injury to one is an injury to all” era il motto degli IWW, che ora rivive nei conflitti di altri lavoratori migranti e sottopagati, in quello che da tempo possiamo definire un ciclo di lotte nelle catene della logistica di distribuzione. Questo ciclo oggi è esploso a Torino, all’enorme centro agro-alimentare della città, l’area nevralgica di smistamento dei mercati generali e di tutta l’area metropolitana. È esploso dopo mesi di fermento in varie imprese della logistica e contemporaneamente alle grandi mobilitazioni che da oltre tre anni stanno rendendo ingovernabile molti nodi di circolazione delle merci nel nord Italia, dal Veneto alla Lombardia e soprattutto in Emilia.
La dura e violenta repressione esercitata dalla polizia per cercare di annientare le proteste ed i blocchi dei facchini del CAAT (Mercati Generali di Torino), lo scorso venerdì 23 Maggio, non ha impedito ai lavoratori ed al sindacato SI Cobas che li rappresenta di continuare nella lotta.
La lotta dei lavoratori del Centro agro alimentare di Torino ottiene i primi risultati: i cinque facchini sospesi vengono reintegrati e le mensilità arretrate saldate. Oggi pomeriggio l’incontro fra i lavoratori, i SiCobas e i rappresentanti delle cooperative e la direzione del Caat. Intanto la determinazione dei facchini in lotta non arretra e rilancia con un’assemblea per questa sera, lunedì 26 maggio, davanti ai cancelli del Caat, per discutere come proseguire la lotta contro lo sfruttamento e i diritti per tutti i lavoratori.
Qui di seguito il comunicato dei SiCobas Torino:
Dopo la lunga notte di lotta di venerdì al Caat un primo passo è stato fatto: le sospensioni dei 5 lavoratori sono tutte rientrate e il pagamento dei salari arretrati tutti saldati già ieri.
Al termine della giornata i lavoratori annunciano che se il tavolo d’incontro, che si terrà lunedì 26 alle ore 15 all’interno del Caat, non soddisferà le loro richieste lo sciopero riprenderà subito nella nottata.
Aggiornamento ore 12: Mentre il presidio resiste, le cooperative che gestiscono i rapporti di lavoro hanno offerto un incontro per lunedì con il sindacato SI Cobas e i facchini. I lavoratori annunciano che fino a quel giorno non se ne andranno e continueranno il presidio permanente. Tre delle quattro persone investite questa mattina intanto continuano ad essere in ospedale poiché riportano danni sostanziali, mentre uno di loro è stato dimesso.
ore 10: Le ambulanze hanno portato via i lavoratori e i solidali investiti da un furgone davanti ai cancelli. Lo sciopero continua determinato, fino a quando non avranno risposte. I feriti sono stati nel frattempo portati in ospedale per essere medicati.
Per chi lavora al Centro Agro Alimentare di Torino (CAAT) la giornata è difficile che inizi assaporando “il profumo della natura” che si sprigiona dalle 500.000 tonnellate di frutta…più probabile che un caporale di una delle 30 cooperative ti insulti o minacci per i tempi della lavorazione o perché il giorno prima in direzione hai preteso gli stipendi arretrati. Provando a fare un giro sui link qui sopra (lo consigliamo) risulta incredibile lo scollamento tra la narrazione che viene fatta di questo centro del mercato ortofrutticolo, e le parole dei lavoratori in presidio questa notte davanti ai cancelli.
Pubblicato inSenza categoria|Commenti disabilitati su Torino: lavoratori del CAAT in presidio davanti ai cancelli
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Breve cronistoria
APRILE
Un gruppo di facchini del CAAT, dopo l'ennesimo sopruso di grossisti e cooperative che si riufiutavano di pagare lo straordinario, cominciano ad organizzarsi col sindacato SiCobas.
23 MAGGIO
Nella notte i facchini, sostenuti da sindacato e solidali, attuano il primo sciopero ai mercati generali di Grugliasco: per tutta la notte e fino al mattino i camion sono bloccati fuori dai cancelli e l'adesione allo sciopero è quasi totale.
MAGGIO
Nei giorni seguenti, per scongiurare il pericolo che lo sciopero continui, CAAT, Comune e cooperative promettono ai lavoratori di aprire un tavolo di trattativa col sindacato.
GIUGNO
Nelle settimane seguenti tutte le promesse si rivelano false: né le coop, né il Comune sono disposti a venire incontro alle rivendicazioni dei lavoratori.
GIUGNO
Dopo qualche settimana di tregua, dovute alla paura che lo sciopero di maggio aveva generato, riprendono le provocazioni e le intimidazioni di grossisti e capetti delle cooperative: Hassan, uno dei lavoratori più esperti ma anche uno di quelli che si era esposto di più nello sciopero, viene accusato di aver rubato della merce e sospeso dalla cooperativa. Subito si raduna all'ingresso un gruppo di lavoratori che, dopo ore di pressione, riesce a far rientrare a lavoro Hassan.
16 OTTOBRE
L'estate trascorre senza che le trattative facciano passi avanti, così il 16 ottobre, in occasione dello sciopero nazionale della logistica che ha visto blocchi nei magazzini di tutta Italia, al CAAT si assiste al secondo sciopero.
30 OTTOBRE Presidio alla piazzola di Almonte per protestare contro la decisione del grossista di licenziare 3 facchini sindacalizzati. Nei giorni seguenti parte la vertenza intentata dal sindacato contro il grossista e la cooperativa che ne gestisce le operazioni di carico e scarico.
14 NOVEMBRE
Nella giornata dello sciopero sociale e dello sciopero del nord della FIOM, un gruppo di facchini organizza un presidio sotto il Comune per contestare le politiche di connivenza dell'amministrazione cittadina che nulla sta facendo per garantire condizioni di lavoro almeno dignitose all'interno della struttura da esso gestita.
16 NOVEMBRE Nella notte tra sabato e domenica un facchino viene minacciato sotto casa da quattro sconosciuti venuti a recapitargli "un messaggio dal CAAT: smetti di lottare dentro il mercato, altrimenti la prossima volta non ci sarà bisogno di venire fino a casa tua"
8 DICEMBRE Presidio e volantinaggio all'ingresso del CAAT in sostegno a Mohamed, facchino sospeso dal lavoro in seguito allo sciopero del 16 ottobre.
22 DICEMBRE Sciopero con blocco delle merci di 4 ore. I lavorayori ottengono un incontro con cooperative, grossisiti, CAAT e Comune di Torino per l'8 gennaio.
8 GENNAIO Grazie allo sciopero di fine dicembre, riprende la trattativa tra il sindacato, le cooperative ed il CAAT per l'istituzione di un contratto unico.
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